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Responsabile "Comunicazione e Qualità-Accreditamento" Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni. Consigliere nel Comune di Montecastrilli. Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche, Master 1° livello Università Tor Vergata "Roma", Master 2° Livello Università di Siena "Health Service Management", Corso di perfezionamento SDA Bocconi Milano " Management in sanità", Master 2° Livello Luiss Business School Roma "Management delle Aziende Sanitarie".

Mozione aperta; proposta ordine del giorno sul tema riorganizzazione degli Enti Locali “Endoregionale”.

Al Sig. Sindaco Comune di Montecastrilli
Dr. Fabio Angelucci
                                                                                                                             

Oggetto: Mozione aperta; proposta ordine del giorno sul tema riorganizzazione degli Enti Locali “Endoregionale”.

Secondo una rilevazione della Corte dei Conti e gli studi fatti dal Commissario Cottarelli le società pubbliche sono almeno 10.000  e non 8000 come si credeva precedentemente, una giungla dove riesce difficile anche riuscire a censire con esattezza il numero preciso.
L’obiettivo del Governo Renzi rimane quello di un drastico alleggerimento del numero delle realtà locali e del loro peso sul debito pubblico e sulle tasche dei cittadini onesti.
Una stretta che riguarderà le aziende di gestione per i servizi pubblici locali, le strumentali (cioè quelle che lavorano direttamente per gli enti proprietari)  e le aziende che non erogano servizi di rilevanza economica.
Questi nodi saranno affrontati sul prossimo capitolo della spending  review, che proporrà  la cura per un drastico taglio e accorpamento delle società partecipate degli enti locali.  
Non si può più mantenere un sistema istituzionale  che in Italia vede 8100 comuni che a loro volta danno vita a circa 10.000 partecipate, pensate a quanti consigli di amministrazione ci sono…!!, ad un esercito di 144.000 eletti a vari livelli istituzionali (comuni, province 3.446, regioni e parlamento) con un costo di oltre 7 miliardi……(fonte sole 24ore del 27-06-2014) si aggiungono i nominati nell’immenso schieramento dei consigli di amministrazione delle società partecipate degli enti locali.
Porre  l’attenzione sull’andamento della spesa corrente negli ultimi decenni ci aiuta a comprendere che forse abbiamo sbagliato qualcosa, o meglio hanno sbagliato,  e che è giunto il momento di cambiare profondamente la struttura statale.
La spesa corrente delle regioni negli ultimi 10 anni è cresciuta il doppio rispetto all’inflazione, infatti viaggia oggi a 151,1 miliardi il 40,3% più alta rispetto al 2001, anno del famoso provvedimento per la modifica del titolo V della Costituzione, i capitoli più importanti della spesa corrente regionale sono sanità, spese di personale, consorzi e acquisti. Ancora negli ultimi tre anni dal 2010 i tributi locali sono aumentati del 18,4%.
In Umbria la spesa del personale pubblico, se si tolgono le regioni a statuto speciale, è la più alta d’Italia con 65,6 € ad abitante.
Negli ultimi anni 90 il fisco regionale pesava intorno allo 0,7% del PIL mentre attualmente siamo sopra al 5,1%. Nel 2001, anno di nascita della riforma del titolo V, i tributi erariali, cioè quelli che finiscono allo stato centrale, valevano 342,5 miliardi di euro, dopo 10 anni, invece di diminuire per compensare l’irrobustimento regionale del fisco, sono volati a 445 miliardi, il gioco delle tre carte, con le competenze che scendono ma le tasse salgono.
Venti anni di fisco decentrato non sono riusciti neppure ad avvicinare l’obiettivo di una migliore gestione delle politiche pubbliche e dei loro costi nella prospettiva di quell’autonomia impositiva degli enti locali che, secondo il legislatore, avrebbero dovuto garantire (almeno) la sostanziale invarianza della pressione fiscale. In particolare dal 92, le uscite primarie correnti ( cioè le spese) delle amministrazioni locali sono salite da 90,5 a 205 miliardi (+126%) mentre la spesa delle amministrazioni centrali è passata da 225 a 345,5 miliardi (+53%). Le imposte locali (cioè le tasse messe da Comuni, Province e Regioni) sano passate in 20 anni da 18 a 108 miliardi con un eccezionale incremento di oltre il 500%.
Basta pensare alle imposte sui rifiuti e acqua che in dieci anni hanno visto un aumento di oltre l’80%.
Non si può continuare così, è necessario ridefinire l’organizzazione della macchina statale sul binario intrapreso con la cosiddetta Riforma Del Rio incentivando la gestione comune dei servizi per arrivare a fusioni vere e proprie dei comuni.
In Umbria ci sono 92 Comuni con almeno altrettante società partecipate, può essere sostenuto una organizzazione del genere?????? I debiti delle partecipate pubbliche e pubblico privato, secondo la relazione della Corte dei Conti ammonta a 1,3 miliardi, ( Giornale dell’Umbria del 1-Luglio-2014) il costo per unità di personale tra i più alti d’Italia, davanti c’è solo Toscana, Veneto e Trentino.
L’occasione della legge Del Rio non può essere perduta. È necessario ridefinire una nuova distribuzione dei compiti in relazione alla trasformazione delle ex Provincie in enti di 2° livello, trasformate di fatto in associazioni di Comuni ad area vasta.  Per  il ruolo istituzionale che hanno acquisito e per le molte professionalità presenti all’interno, possono assolvere a tutta la gestione di servizi di area vasta.
Il cambiamento si deve vedere nei fatti e non a parole, quindi avanti con l’accorpamento all’interno delle ex Province delle partecipate comunali nella logica della semplificazione, della riduzione delle tasse per i cittadini e della spending  review.
Con il decreto 90 del 2014 si passa alla fase attuativa, all’art. 23 si indica l’elezione del presidente (tra i sindaci della provincia e del consiglio provinciale entro il prossimo 3° Settembre poi entro il 31 Dicembre vanno varati i nuovi statuti che attribuiscono i compiti a questi enti trasformati in enti di 2° livello, non possiamo perdere questa occasione, i cittadini vogliono risposte che non parlino il politichese e che non siano autoreferenziali e tese alla conservazione di privilegi ormai fuori dal mondo.
Per questo presento questa mozione aperta, con lo scopo di votare un ordine del giorno, che raccolga i contenuti sopra esposti, da inviare ai Sindaci dell’Umbria, alla Regione dell’Umbria  e tutti gli organi chiamati a decidere, sperando che finalmente la classe politica, che dovrebbe rappresentare i cittadini, la smetta di ragionare in funzione della propria autoconservazione e faccia finalmente gli interessi di chi ha bisogno, magari avendo presente il dato ISTAT che pone l’Umbria tra le Regioni del centro-nord con la più alta percentuale delle famiglie e persone povere, siamo al 12% rispetto alla media delle Regioni del centro del 7,5%.
Fiducioso che quanto esposto possa trovare la sottoscrizione dell’intero Consiglio Comunale di Montecastrilli porgo distinti saluti.
                                                                                                       
                                                         Il Consigliere Comunale del Partito Democratico 
                                                                   Comune Montecastrilli  Mauro Ciculi

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